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NESSUN EBREO FU CONSEGNATO AI CAMPI NAZISTI FINO ALLA CADUTA DI MUSSOLINI

26/03/2014

NESSUN EBREO FU CONSEGNATO AI CAMPI NAZISTI  FINO ALLA CADUTA DI MUSSOLINI

Non è assolutamente vero che i fascisti volevano sterminare gli ebrei .
Lo storico e giornalista tedesco Emil Ludwig, che scrisse un avvincente libro su Mussolini nel 1932 basato su una serie di lunghe interviste al Duce, affermò: “ Indubbiamente nessun personaggio inglese o russo ebbe un giudizio così comprensivo verso gli ebrei come Mussolini lo ebbe nei miei confronti nel 1932 “
Ludwig, il cui vero cognome era Cohn, era ebreo e scrisse queste parole nel 1946 nell’introduzione ad una nuova edizione del suo libro “ Talks With Mussolini” (Colloqui con Mussolini). In altre parole, le scrisse col senno del poi: la Seconda Guerra Mondiale era finita e gli orrori dell’olocausto erano stati rivelati.
Fu solo dopo la fatale alleanza dell’Italia con la Germania Nazionalsocialista alla fine degli anni 30 che il Fascismo italiano divenne antisemita, ma anche allora non aveva alcun piano di sterminare gli ebrei. Fino a quel periodo i circa 50.000 ebrei italiani erano bene integrati e molti fascisti di rilievo erano ebrei.
Margherita Sarfatti, amante di Mussolini fino agli anni 30, era ebrea. Figlia di una ricca famiglia veneziana, la Sarfatti incontrò Mussolini a Milano prima della Prima Guerra Mondiale quando questi era un astro nascente del socialismo rivoluzionario. Essa scrisse articoli sull’arte per il giornale del Partito Socialista Avanti!, editato da Mussolini.
Seguì Mussolini quando questi abbandonò il Partito Socialista Italiano nel 1914. Egli però non abbandonò mai il socialismo, perché il partito voleva che l’Italia rimanesse neutrale e lui si accorse che ciò avrebbe portato il paese ad essere uno spettatore più che un protagonista. E quando fondò il Fascismo come movimento rivoluzionario di sinistra alternativo nel 1919, la Sarfatti divenne una dei suoi ferventi propagandisti, scrivendo la prima biografia di Mussolini dopo la presa del potere nel 1922. Intitolato “DUX” in italiano, questo libro brillante ma adulatorio fu pubblicato prima in inglese nel 1925 e divenne un best-seller internazionale trad in 20 lingue.
I fascisti italiani non erano né più né meno antisemiti o razzisti di quanto lo fossero gli europei in generale a quel tempo.
Nel 1920 Winston Churchill scrisse un articolo sul Illustrated Sunday Herald a proposito di tre tipi di ebrei, due buoni e uno cattivo: gli ebrei “Nazionali” che erano patriottici, gli ebrei “Sionisti” che volevano creare Israele e gli ebrei “Internazionali”, che includevano i leaders comunisti russi, considerati cattivi perché stavano dietro ad “una cospirazione mondiale per rovesciare la civilizzazione”.
Fintanto che Mussolini non si alleò con Hitler alla fine degli anni 30, non c’era niente nel Fascismo italiano che poteva essere interpretato come insolitamente antisemita. Allo stesso Ludwig nel 1932 Mussolini disse: “E’ ovvio che non ci siano più razze pure; nemmeno gli ebrei non hanno potuto evitare il mischiarsi del sangue. Incroci ben riusciti hanno spesso promosso l’energia e la bellezza di una nazione. La razza! E’ un sentimento, non una realtà; almeno al 95% è un sentimento. Niente riuscirà mai a farmi credere che razze biologicamente pure possano esistere oggi. E’ abbastanza divertente costatare che non uno di coloro che hanno proclamato la “nobiltà” della razza Teutonica, fosse lui stesso un Teutonico. L’antisemitismo non esiste in Italia. Gli italiani di stirpe ebraica si sono dimostrati buoni cittadini ed hanno combattuto con coraggio nella guerra “
Tuttavia nel settembre del 1938, mentre Mussolini veniva definito l’angelo della pace in seguito al Trattato di Monaco, e che si supponeva dovesse garantire “la pace dei nostri tempi”, egli introdusse le leggi anti-razziali in Italia. Mentre il Nazionalsocialismo tedesco era sempre stato antisemita, il Fascismo italiano non lo fu mai. Non era nemmeno inevitabile che la Germania nazista e l’Italia fascista, nonostante l’odio condiviso per il capitalismo e per il comunismo, dovessero diventare alleati militari. Anzi, l’annessione dell’Austria da parte di Hitler nel Marzo del 1938, che confinava con l’Italia e dava accesso ai Balcani, fece irritare e spaventare Mussolini. Tuttavia la sua invasione dell’Abissinia nel 1935 gli provocarono un pericoloso deterioramento delle relazioni con Gran Bretagna e Francia, obbligandolo a cercare sostegno altrove.
Gli stretti legami fra i nazionalsocialisti e i fascisti italiani non furono la ragione per la quale Mussolini introdusse le leggi antirazziali le quali furono il catalizzatore. Il motivo a radici profonde. Il nemico numero uno di Mussolini, sia come socialista che come fascista, era sempre stata la borghesia. Ciò includeva anche i comunisti russi che lui definiva capitalisti di stato. Egli giunse alla conclusione che gli ebrei ne fossero la personificazione. Il suo antisemitismo non derivava da un odio per la razza ebraica ma dalla forma mentale ebraica il cui spirito antifascista era un importante ostacolo alla fascistizzazione dell’Italia. Ma un ebreo poteva sempre rinunciare alla sua fede.
L’antisemitismo di Hitler invece era di natura biologica: un ebreo rimane sempre un ebreo.
Le leggi razziali di Mussolini furono nefaste perché trasformarono gli ebrei italiani in cittadini di secondo ordine. Tuttavia non un solo ebreo fu consegnato ai campi tedeschi dall’Italia, o dalla Francia, Jugoslavia e Grecia occupate dagli italiani, almeno fin dopo la caduta di Mussolini provocata da Re Vittorio Emanuele III nel luglio del 1943 in seguito alla liberazione della Sicilia da parte degli alleati.
Mussolini ritornò al potere nel Nord dell’Italia nel Novembre 1943 come capo della Repubblica Italiana con base sul Lago di Garda, ma egli era nelle mani di Hitler.
I fascisti che si trovavano nella parte della Francia da loro occupata fino al settembre 1943 salvarono migliaia di ebrei, molti di più del ‘buon nazista’ nel film del 1993 di Steven Spielberg: Schindler’s List. Ma non li salvarono dai tedeschi, bensì dal Regime di Vichy che si dava da fare per deportare gli ebrei verso i campi nazisti.
Fra il settembre 1943, quando i tedeschi occuparono l’Italia che aveva cambiato alleanze, e l’aprile 1945, furono arrestati in Italia un totale di circa 8.500 ebrei (circa il 17% del totale residente in Italia) e deportati verso i campi di concentramento nazisti. Si stima che ne morirono 7.680. I nazisti avevano ordinato il loro arresto e la deportazione e i soldati nazisti obbedirono agli ordini, sebbene i fascisti italiani qualche volta collaborarono.
Mi sono sempre chiesto: Mussolini avrebbe potuto evitare la fatale alleanza con Hitler e rimanere neutrale nella Seconda Guerra Mondiale? E quali sarebbero state le conseguenze?
Il Generale Francisco Franco, il dittatore nazionalista di Spagna lo fece e la sua dittatura continuò fino al 1975.
Ma la Spagna non è l’Italia e Mussolini non era Franco. La Spagna, al contrario dell’Italia, era appena uscita da una devastante guerra civile. E la posizione geografica dell’Italia nel cuore del Mediterraneo rendeva la neutralità molto più difficile. In entrambe le guerre mondiali l’Italia era neutrale all’inizio ed entrambe le volte vi entrò nove mesi dopo.
Se Mussolini fosse rimasto neutrale, sono certo che Hitler si sarebbe presa l’Italia “austriaca” a nordest del Lago di Garda fino alle Alpi e quelle nazioni balcaniche che fino al 1918 facevano parte dell’Impero di Vienna. Tuttavia, indipendentemente da ciò, l’Italia poteva rimanere neutrale e quindi rimanere fascista anche dopo la guerra, sebbene ad un certo momento ci sarebbe stata senz’altro una guerra civile, come c’era stata in Spagna ma che Mussolini avrebbe potuto comunque vincere con facilità. E poi c’è un’altra cosa: se l’Italia fosse rimasta neutrale, Hitler non avrebbe dovuto ritardare in modo così fatale l’invasione della Russia nel 1941, avendo dovuto togliere le castagne dal fuoco agli italiani in seguito alla loro invasione della Grecia e così l’Europa e l’America si sarebbero risparmiate la Guerra Fredda…

Traduzione a cura di
Gian Franco Spotti
Fonte:
http://takimag.com/ – See more at: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=19332#sthash.eegbqHqI.dpuf

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4 commenti
  1. VinxLt permalink

    quindi la colpa e’ di chi ha deposto Mussolini? se non avessero lottato per la liberta’ gli ebrei non sarebbero stati consegnati? ..un po’ bislacca, ma interessante teoria.

  2. Revisionismo sterile e privo di consistenza,facile parlare quando si è sempre stati dalla parte opposta,vergognoso per chi ormai deceduto non può ribattere e forse meno importante di mussolini avrebbe tante cose da dire!

  3. libero permalink

    A volte si dice che il fascismo non ha deportato alcun italiano. Non è vero. Molti ebrei furono arrestati dai tedeschi in Italia grazie agli elenchi messi a disposizioni dalle Questure. Poco meno della metà degli arresti furono operati da italiani della Rsi. Nacque una sorta di divisione del lavoro: gli italiani arrestavano, i tedeschi depportavano. [tratto dal brano di Giancarlo Restrelli: http://restellistoria.altervista.org/pagine-di-storia/giorno-della-memoria/gli-italiani-nei-lager-nazisti/%5D

  4. renato permalink

    VALUTATE VOI:

    Le “leggi razziali” nell’Italia fascista

    Il fascismo arrivò al potere in Italia nel 1922, quando Benito Mussolini diventò capo del governo e, in seguito, dittatore (“Duce”).

    Nell’Italia fascista, gli ebrei (circa 47 mila, su una popolazione italiana totale di oltre 41 milioni di abitanti) vivevano integrati con il resto della popolazione: come tra tutti gli italiani, anche tra gli ebrei c’erano i fascisti e gli antifascisti, i più ricchi e i più poveri, i più istruiti e i meno istruiti. In più va detto che la comunità ebraica italiana (quella di Roma in particolare) era la più antica comunità ebraica d’Europa (presente nella Penisola fin dal II secolo a.C.).

    Negli anni ’30, il regime fascista cominciò a percorrere la strada del razzismo: con la guerra d’Etiopia (1935-1936), quando cioè l’Italia aggredì e poi annesse il paese dell’Africa Orientale, si sviluppò l’idea di evitare il “rischio” di una popolazione di “meticci”, cioè di persone nate dall’unione tra italiani bianchi e africani neri. In questo modo il fascismo produsse le prime norme di stampo razzista, vietando il matrimonio tra bianchi e neri.

    In pochi mesi il razzismo diventò anche antisemitismo (ostilità contro gli ebrei), cioè quella forma particolare di razzismo che era molto diffusa in Europa in quegli anni: nella Russia zarista di inizio secolo, nella Germania nazista, nella Polonia della dittatura militare e così via. Nei primi mesi del 1938 anche in Italia ci fu una violenta campagna antisemita, che portò il regime fascista a promulgare, tra settembre e novembre, le “leggi razziali”, cioè delle leggi in cui si diceva che gli italiani erano “ariani” e che gli ebrei non erano mai stati italiani.

    A partire da quel momento, gli ebrei italiani non potevano più lavorare nelle amministrazioni pubbliche, insegnare o studiare nelle scuole e università italiane, far parte dell’esercito, gestire alcune attività economiche e commerciali che il fascismo giudicava “strategiche” per la nazione. Di anno in anno le misure contro gli ebrei diventarono sempre più dure, fino al 1943, quando l’occupazione tedesca dell’Italia del centro-nord diventò una tragedia anche per gli ebrei italiani, molti dei quali finirono nei campi di concentramento e di sterminio.

    In quegli anni gli italiani si comportarono in maniera molto diversificata nei confronti dei loro connazionali di origine ebraica: in molti casi li aiutarono a sopravvivere e, al momento del bisogno, li nascosero e portarono in salvo; in altri casi, soprattutto nelle città più piccole, ne approfittarono per ricavare dei vantaggi economici e li denunciarono alle autorità.

    Vignetta tratta dalla rivista «La Difesa della Razza», novembre 1938

    Vignetta tratta dalla rivista «La Difesa della Razza», novembre 1938

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